Rispetto a qualche anno fa, nei supermercati si trovano decine di tipi di farine diverse: integrali, tipo 00, tipo 0, tipo 1, tipo 2, di manitoba, di grano duro, di grano tenero. La scelta per chi è appassionato di cucina si è decisamente allargata, permettendo di preparare diversi tipi di pane, paste fresche e dolci per tutti i gusti.
Per i meno esperti ecco una guida schematica che può esser utile quando, la prossima volta al supermercato, scegliete una farina.
Tutte le farine si classificano in base alla loro forza (indicata con W), cioè alla capacità di assorbire acqua mentre vengono impastate e di trattenere l’anidride carbonica durante la lievitazione. Questo dipende dal contenuto proteico della farina, in particolare di gliadine e di glutenine che durante la lavorazione della farina con l’acqua si combinano tra loro a formare il glutine: più glutine di forma, più forte sarà la farina. Più il prodotto richiede una buona lievitazione più la farina dovrà essere forte per supportare tale processo.
Le farine che si ottengono dal grano tenero sono così classificate:
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Farina di Grano Duro: nutrizionalmente più ricca rispetto alla farina di grano tenero, ha una colorazione ambrata e viene comunemente definita semola. Dalla macinazione della semola, si ottiene la semola rimacinata con una granulometria più fine rispetto alla precedente. Non è molto utilizzata per preparare lievitati (pizza, pane) ma trova largo impiego nella produzione delle paste fresche e secche.
Farina di Manitoba: è una farina molto forte (oltre 350W), che deriva dal grano tenero manitoba di origine canadese. È utilizzata o per rinforzare farine più deboli o per la produzione di prodotti a lunga lievitazione come panettoni, pizze, focacce, etc. o per la preparazione del seitan. La forza di questa farina è data dall’abbondante presenza di glutine.
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