Una sostanza contenuta nei broccoli, ma potenziata in laboratorio, potrebbe curare la degenerazione maculare senile. Nel corso di uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports, gli scienziati del Buck Institute for Research on Aging di Novato (Usa) hanno trovato il modo di rendere 10 volte più efficace l’indolo-3-carbinolo (I3c), un composto organico presente nelle piante crocifere, che determina un effetto benefico sulla vista.
I ricercatori hanno osservato che l’I3C protegge gli occhi perché stimola l’attivazione di una proteina, chiamata recettore arilico (Ahr), che depura la retina. Tuttavia, hanno constatato che l’azione esercitata dall’indolo-3-carbinolo su Ahr risulta troppo debole per contrastare una malattia seria come la degenerazione maculare legata all’età o senile. Questa patologia rappresenta, infatti, la principale causa di riduzione e di perdita della vista fra gli over 65 che risiedono nei paesi industrializzati.
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Gli studiosi hanno quindi provato ad amplificare, in laboratorio, l’efficacia dell’indolo-3-carbinolo. Sono così riusciti a ottenere il composto 2,2′- amminofenil indolo (2AI), che risulta 10 volte più potente dell’I3C. Ne hanno, quindi, testato l’efficacia nel corso di due esperimenti. Durante il primo hanno versato la sostanza su alcune cellule retiniche umane in coltura, sottoposte a stress. Nel secondo, hanno impiegato 2AI sulla retina di alcuni topi esposti a un’illuminazione molto intensa. Al termine di entrambe le sperimentazioni, hanno osservato che la sostanza aveva protetto le cellule, prevenendone il deterioramento.
“Per ottenere un effetto abbastanza forte da proteggere contro la degenerazione maculare senile, sarebbe necessario mangiare una quantità irragionevole di broccoli e di altre verdure crocifere – afferma Arvind Ramanathan, che ha coordinato la ricerca -. Questo metodo ci permette di sfruttare la saggezza della natura per scoprire nuove molecole capaci di fornire benefici terapeutici. 2AI ha protetto le cellule retiniche umane sottoposte a stress e quelle della retina dei topi dai danni dell’esposizione luminosa. Siamo entusiasti del potenziale di 2AI e non vediamo l’ora di svilupparlo ulteriormente”. (Fonte)
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