La gran parte delle strutture sanitarie garantisce una adeguata presa in carico dei pazienti oncologici attraverso équipe specializzate, attenzione alla personalizzazione del percorso di cura e rilascio del codice di esenzione già dal sospetto diagnostico nel 50% dei centri. Non manca una buona comunicazione con il paziente e i familiari, gli spazi nei reparti di degenza e day hospital sono adeguati e confortevoli. Ma l’accesso alle prestazioni diagnostiche non è garantito entro le 72 ore da una struttura su quattro.
E’ una fotografia in chiaroscuro quella scattata dalMonitoraggio civico sulle strutture oncologiche realizzato da Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato, con il contributo non condizionato di Msd Italia, e presentato oggi a Roma. Sono online su http://www.cittadinanzattiva.it/monitoraggio-oncologie-2016 i risultati raggiunti dalle singole strutture monitorate, “una guida utile per aiutare il cittadino a conoscere i servizi e scegliere dove curarsi”, spiega il Tdm.
Emergono ritardi e disomogeneità nell’accesso ai farmaci ospedalieri e mancata assunzione del personale dopo l’istituzione delle reti oncologiche. Nota dolente anche la verifica della continuità assistenziale, con percentuali insoddisfacenti – evidenzia il report – per l’assenza della figura del case manager nella metà delle strutture e la mancanza di coordinamento con i medici di medicina generale alla dimissione del paziente. Da migliorare la valutazione della soddisfazione dell’utenza, come i servizi per il trasporto tra domicilio e ospedale e per rispondere alle differenze culturali, etniche e religiose. Da potenziare anche l’informatizzazione delle procedure, a cominciare dal fascicolo sanitario elettronico disponibile solo nella metà dei casi.
Una struttura su quattro non garantisce entro le 72 ore l’accesso alle prestazioni diagnostiche ai pazienti con sospetto di tumore. L’intervento chirurgico viene eseguito in quasi nove strutture su dieci (87%) entro 60 giorni dal sospetto diagnostico, altrettanto (89%) l’avvio del trattamento chemio o radioterapico. Solo il 71% delle strutture prevede monitoraggi delle liste d’attesa e l’invio dei dati alle regioni.
“Abbiamo rilevato un’attenzione che semplifica la vita dei malati oncologici, ad esempio quella di garantire, in una struttura su due, l’accesso gratuito a visite e esami, attraverso il riconoscimento dell’esenzione per patologia (codice 048) già al momento del sospetto diagnostico. E’ necessario renderlo un diritto esigibile per tutti e per questo chiediamo un impegno concreto di ministero e Regioni anche all’interno dei Lea”, commenta Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tdm/Cittadinanzattiva.
“Maggiori garanzie vanno definite anche sul rispetto dei tempi massimi di attesa nell’area oncologica, ad esempio facendone un criterio di valutazione per direttori generali e dipartimentali – prosegue – Ci aspettiamo, inoltre, che il Fondo per i farmaci innovativi previsto in legge di bilancio sia usato per ridurre i tempi di accesso che la disomogeneità per i farmaci oncologici innovativi nelle strutture ospedaliere”. Sono 62 le strutture monitorate in 18 regioni (non hanno aderito i centri di Basilicata, Fvg e Provincia autonoma di Bolzano). (Fonte)
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