È da poco uscito il rapporto dell’indagine Beuc (Bureau Européen des Unions de Consommateurs), Organizzazione Europea che riunisce 45 associazioni indipendenti di consumatori di trentadue Paesi tra cui Altroconsumo, dove sono stati raccolti ed elencati gli esempi che riguardano l’Unione Europea su pubblicità, cibo e bevande insane. Quello che è emerso, è una importante violazione dell’impegno delle aziende alimentari nella commercializzazione dei propri prodotti, dove si evidenzia una scarsa responsabilità nei confronti dei bambini.
Il risultato di questa indagine è stata presentata all’Accountability Mechanism of the EU Pledge, ente a livello dell’Unione europea che regolamenta le iniziative di restrizioni e limitazioni del mercato del food, e delle 81 violazioni evidenziate, solo 14 si sono risolte, facendo emergere la grande debolezza di queste regole che lasciano troppo spazio decisionale alle aziende produttrici di cibo e bevande insane destinate ai bambini.
L’autoregolamentazione aziendale è un’iniziativa che non protegge adeguatamente il bambino né dal cibo insano, né tantomeno dal marketing che lo promuove, e oggi più che mai, è diventato necessario istituire regole più severe per salvaguardare la salute dei bambini. Tra i punti più importanti su cui intervenire abbiamo:
Regole che dovrebbero essere applicate sino alla maggiore età, nonché una maggiore severità nell’imporre di seguire il modello alimentare stilato dall’Organizzazione Mondiale il quale determina gli alimenti che non dovrebbero essere pubblicizzati ai bambini e promuove quelli sani.
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I livelli di obesità infantile rimangono preoccupanti in Europa. Un bambino europeo su tre soffre di sovrappeso o obesità, e in alcuni Paesi del mediterraneo, Italia compresa, la prevalenza è ancora più alta superando il 40%.2.
È stato ampiamente riconosciuto che gli alimenti ad alto contenuto di grassi, sale e zucchero, alimenti tipici della dieta occidentale moderna, ha un forte impatto sull’obesità infantile, e il marketing con le sue tecniche pubblicitarie potenti e persuasive, nonché ripetute in modo costante, è uno dei principali responsabili.
Negli ultimi anni è stato riconosciuto tra i decisori politici e gli esperti della salute, che il marketing alimentare malsano lede il diritto alla salute dei bambini e per estensione deve obbligare i governi a garantire l’adempimento di tali diritti. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del Bambino – ne riconosce il diritto a mantenere il più alto livello di salute possibile – ed è il trattato sui diritti umani più ratificato della storia.
Recenti conclusioni del Consiglio dell’UE su un’alimentazione sana per i bambini adottati nel 2018, evidenziano l’importanza di questa convenzione, invitando gli Stati membri e la Commissione stessa ad attivare iniziative che sostengano le politiche sulla nutrizione, cibo e attività fisica per la tutela dei bambini. E’ chiaro che i firmatari, compresi l’UE e i suoi Stati membri devono portare avanti azione che assolvano questi doveri in nome della salute dei bambini.
Purtroppo non è così. Difatti, invece di introdurre nuove regole rigorose a livello dell’UE per disciplinare questa potente influenza sulle abitudini alimentari dei bambini, la direttiva si limita a prescrivere agli Stati membri codici di autoregolamentazione o di co-regolamentazione, vale a dire regole volontarie stabilite dai fornitori di servizi di media audiovisivi stessi o in collaborazione con altri settori (es. cibo, industria pubblicitaria). Ma questi approcci si sono rivelati troppo deboli. [1]
I politici ormai hanno concesso molto tempo (troppo) alle aziende alimentari per dimostrare che le regole che si sono poste sono all’altezza e possono lavorare per proteggere i bambini. Purtroppo non è così. Questa indagine ha di fatto evidenziato che le regole in atto sono così deboli che consentono alle aziende produttrici di continuare a promuovere in modo insensato questi alimenti insani ai bambini, senza nessuna remora. E’ stato inoltre dimostrato che meccanismi di responsabilità istituiti, non sono adatti allo scopo.
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È tempo di porre fine all’esperimento fallito di autoregolamentazione per il marketing rivolto ai bambini, e introdurre un regolamento europeo che comprenda i vari canali di marketing e le tecniche utilizzate per raggiungere bambini e ragazzi, compresa un completa restrizione del marketing online.
Nel frattempo, a livello nazionale, vista la varietà e la frequenza del marketing alimentare, è essenziale che gli Stati membri dedichino risorse sufficienti ad attuare e applicare regole necessarie per dissuadere adeguatamente e sanzionare le aziende alimentari che violano tali regolamenti e per estensione il diritto del bambino al “mantenimento del più alto livello di salute”.
[1] Initiative (COSI): report on the fourth round of data collection, 2015–2017. Copenhagen: WHO Regional Office for Europe; 2021. Licence: CC BY-NC-SA 3.0 IGO. 3 Boyland E, Tatlow-Golden M. Exposure, power and impact of food marketing on children: evidence supports strong restrictions. European Journal of Risk Regulation 2017;8(2):224-236. 4 ‘Healthy nutrition for children: The healthy future of Europe’ – Council conclusions, 22 June 2018. 5 Directive (EU) 2018/1808 amending Directive 2010/13/EU on the coordination of certain provisions laid down by law, regulation or administrative action in Member States concerning the provision of audiovisual media services (Audiovisual Media Services Directive) in view of changing market realities. 6 See European Commission website, last accessed on 4 September 2021. 7 Garde, A., Jeffery, B., and Rigby, N. ‘Implementing the WHO recommendations whilst avoiding real, perceived or potential conflicts of interest’, European Journal of Risk Regulation, 8(2), 237-250. doi:10.1017/err.2017.22. 8 European Commission, ‘EU Strategy on the Rights of the Child’, March 2021. 9 European Commission, Europe’s Beating Cancer Plan, SWD(2021) 13 final. Published on 3 February 2021
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