Cremoso e versatile, colorato e fotogenico, questo frutto esotico è molto presente su Instagram, e pensate, sono nati addirittura locali in nome dell’avocado, che servono esclusivamente pietanze a base di questo frutto.
Originaria del Messico, la pianta dell’avocado può raggiungere i 20 mt. di altezza con un frutto consistente e una polpa grassa che costituiva il piatto base dell’alimentazione degli antichi Aztechi e dei Maya. Nella lingua Nahuati, parlata dagli antichi Aztechi, “ahuacati” è la parola da cui deriva avocado, il cui significato è “testicolo”, sia per via della sua forma che per le sue proprietà toniche.
Presso le popolazioni native dell’America centromeridionale l’avocado era anche chiamato “pera alligatore” per via della sua forma e della sua buccia verdastra e ruvida.
L’avocado è ricco di fibre e di minerali come potassio, zinco, manganese e fosforo che sono presenti in abbondanza. Contiene inoltre una quantità importante di vitamina B5, vitamina B6, vitamina K, vitamina E e di vitamina C.
Le calorie sono date per lo più dai lipidi (14,7), da carboidrati (8.5), e infine dalle proteine a basso valore biologico. Molto presente l’acido oleico omega 9, lo stesso grasso che caratterizza il nostro olio extravergine di oliva e al quale si attribuiscono molti benefici metabolici.
Uno studio della Penn State University pubblicato sul Journal of the American Heart Association ha evidenziato che, inserire nella dieta un avocado al giorno, grazie alla sua ricchezza di acidi grassi monoinsaturi, protegge il cuore, abbassa i livelli di colesterolo cattivo riducendo sensibilmente lo sviluppo di malattie cardiache:
«Il problema – concludono i ricercatori – è che spesso non si sa come inserire l’avocado nell’alimentazione giornaliera ….”». Già, come se l’unico problema fosse come inserirlo nella dieta! In realtà l’avocado ha un impatto ambientale su cui è necessario riflettere.
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Proviamo a leggere qualche numero che riguarda questo frutto diventato così indispensabile. Le vendite di avocado e dei prodotti che lo contengono, in Italia, sono aumentate del +143,8% tra il 2016 e il 2019 e del +92,9% nell’ultimo anno, con un giro d’affari da 6,5 milioni di euro (i dati sono di World Avocado Organization). Nel 2020, in Europa, ne sono stati consumati 700 milioni di chili, 100 milioni in più rispetto all’anno precedente.
Le aree territoriali in cui cresce l’avocado, sono per lo più aree colpite da siccità, povertà e sfruttamento scellerato del lavoro agricolo. Anche se in un primo momento questa grande richiesta ha restituito valore ai territori d’origine, l’aumento mondiale della domanda e la pressione del mercato hanno avuto come conseguenza l’abbandono del consumo dello stesso cibo da parte delle popolazioni stesse, che ormai lo coltivano esclusivamente per essere esportato.
La produzione di avocado è triplicata, le esportazioni decuplicate e moltissimi terreni che venivano prima utilizzati per colture differenziate, sono stati trasformati in monocolture, che hanno coinvolto anche terre vergini e foreste (all’incirca 690 ettari all’anno) trasformate in piantagioni. Sono diversi gli stati coinvolti nella “conversione selvaggia di terreni” per l’avocado, tra cui Perù e Cile.
Il trasporto è un altro problema ambientale non di poco conto, considerando il consumo di petrolio necessario per spostare 10 mila tonnellate di avocado in Italia da una distanza intercontinentale che supera i 10.000 Km. Un inquinamento che certo contribuisce all’aumento dell’effetto serra.
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L’acqua è una delle più grandi criticità che riguarda la coltivazione dell’avocado, senza contare un utilizzo ripetuto di prodotti chimici e fertilizzanti di scarsa qualità, con un conseguente inquinamento del suolo, dell’aria e delle riserve d’acqua.
Secondo i ricercatori dell’Università di Twente, in Olanda, la produzione di 500 grammi di avocado (tre frutti) richiede all’incirca 272 litri di acqua.
In Cile l’80% delle risorse idriche sono utilizzate in ambito agricolo, e l’acqua potabile è per lo più privatizzata; chi gestisce le piantagioni di avocado, nella regione di Petorca, ha illegalmente costruito canali e pozzi per poter trasportare l’acqua dai fiumi ai campi, causando una siccità che non ha precedenti, e che ha lasciato gli abitanti dei villaggi con poca acqua, sovente contaminata, e consegnata da mezzi su ruote.
Ma non finisce qui. Pare che l’oro verde – così è stato ribattezzato l’avocado di Hass – abbia attirato l’attenzione dei cartelli della droga messicani, i quali hanno iniziato ad estorcere denaro agli agricoltori . Molti sono ormai i territori che sopravvivono unicamente per la coltivazione di questo frutto, e per questo motivo, molte persone, i giovani in particolare, abbandonano questa terra ormai consumata.
Visto che l’Italia è diventata un grande consumatore di questo frutto, possiamo come prima cosa rispettare la stagionalità del prodotto. La raccolta dell’avocado inizia ad ottobre per le varietà Fuerte, Bacon e Zutano e continua da gennaio a maggio con la Hass, la varietà oggi più diffusa. Questi, dunque, sono i periodi in cui è possibile acquistare avocado fresco.
Ma possiamo avere un avocado tutto italiano? Si. Sicilia, Calabria, Toscana, e chiediamo scusa se eventualmente ci sono altre regioni che non abbiamo nominato, hanno cominciato a coltivare avocado biologico, in agricoltura sostenibile nel rispetto dell’ambiente. E allora compriamo avocado italiano!
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