Oggi parliamo di un ortaggio di stagione piuttosto sottovalutato, il cavolo, che in realtà da sempre appartiene alla nostra storia e alla nostra cultura gastronomica. Si presenta in una ampia varietà di tipologie, viene classificato come uno degli alimenti più sani e cresce in quasi tutti i continenti e in tutti i climi.
Con il termine generico cavolo si intendono tutti quegli ortaggi che appartengono alla grande famiglia delle piante erbacee Crucifere. Conosciuto fin dall’antichità, era considerato sacro dai Greci, mentre i Romani lo utilizzavano per curare malattie e lo mangiavano crudo, prima dei banchetti, per aiutare l’organismo ad assorbire meglio l’alcool.
È un ortaggio tipicamente invernale e ne esistono numerosissime varietà coltivate, che si differenziano nella forma, nel colore e nel gusto. Tra le varietà più comuni troviamo: Cavolo Broccolo, Broccoletti, Cavolfiore o Cavolo bianco, Cavolini di Bruxelles, Cavolo cappuccio, Cavolo cinese, Cavolo marino, Cavolo nero e Cavolo verza.
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Il cavolo in cucina viene utilizzato per la preparazione di zuppe, minestre, risotti e ripieni. Può essere gustato crudo nell’insalata o cotto come contorno. Quando vengono cotti, tutti i cavoli emanano un cattivo odore perché sono ricchi di composti di zolfo, che vengono liberati dalla cottura. I solfuri svaniscono totalmente dopo 15/20 minuti di cottura. Affinché mantengano inalterate le loro proprietà nutrizionali si coniglia di consumarli da crudi in insalata oppure stufati o cotti a vapore.
Il cavolo è protagonista di molti modi di dire popolari prima di tutto per il suo scarso valore commerciale e in secondo luogo da una vaga assonanza fonetica con il termine popolare usato per l’organo genitale maschile. Il cavolo è così divenuto nel tempo un simbolo di cosa di scarso valore. Tra i modi di dire i famosi “Farsi i cavoli propri”, “Non capire/fare un cavolo”, “Stare come i cavoli a merenda” ovvero non avere alcuna attinenza con l’argomento di cui si tratta, “Non valere un cavolo”, “portare il cavolo in mano e il cappone sotto”, volere apparire diversi da quello che si è, e “Andare a piantare cavoli”, cioè ritirarsi a vita privata. (Fonte)
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