Come contrastare la sindrome del colon irritabile

Piccolo passo, ma significativo, nella definizione della sindrome del colon irritabile. Finora la condizione è stata difficile da inquadrare: tanto sul piano diagnostico quanto su quello terapeutico. Ma una nuova ricerca conferma quello che era più di un sospetto: riducendo il contenuto di zuccheri apportati con la dieta, a questi pazienti si può garantire una riduzione dei sintomi e un miglioramento della qualità della vita.

È UNA MALATTIA CHE SI PUO’ CURARE A TAVOLA?

La risposta giunge da una ricerca condotta da un gruppo di studio dell’Università del Michigan e presentata nel corso dell’ultima «Digestive Disease Week», appuntamento scientifico tenutosi a San Diego.

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Studi di questo tipo servono a valutare il peso di un determinato fattore di rischio nei meccanismi di insorgenza di una malattia. Sotto la lente di ingrandimento sono finiti i FODMAP, con cui si definiscono degli zuccheri fermentabili – l’acronimo riassume i vocaboli inglesi: fermentabili, oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli – contenuti in diversi alimenti: i derivati del grano e della segale, il cous-cous, il latte e i prodotti caseari, alcuni tipi di frutta (mango, pera, cocomero, ciliegie, albicocche, datteri e fichi), il miele, il cioccolato, le verdure cotte a foglia larga (più di tutte cicoria e bietola), gli asparagi, i broccoli, il finocchio, i legumi, i peperoni e i funghi.

Una dieta a basso contenuto di questi alimenti – studiata anche per comprendere i meccanismi di insorgenza della sensibilità al glutine – ha svelato un effetto terapeutico incoraggiante, se seguita dai pazienti affetti dalla sindrome del colon irritabile. «Non siamo ancora pronti per sdoganare un nuovo trattamento, ma siamo quasi certi della sua efficacia – afferma la gastroenterologa Shanti Eswaran, docente di medicina interna all’Università del Michigan -. Adesso dobbiamo definire il meccanismo biochimico alla base di questa risposta e capire come mai gli stessi alimenti possano portare a reazioni notevolmente diverse a seconda delle persone che li assumono».  Continua a leggere…

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