In Italia ogni anno più di 230 mila persone muoiono a causa di ictus, infarto e malattie cardiovascolari da trombosi. E negli ultimi 25 anni il numero di nuovi casi è in aumento: più di 85 milioni di persone in Europa è affetta da una malattia cardiovascolare, con una ricaduta drammatica sull’aumento dei costi per l’assistenza e i ricoveri e la riabilitazione. Si stima che l’Europa spenda ogni anno per queste malattie 210 miliardi di euro, cifra che corrisponde al 33% del budget dell’Ue per il 2017. E’ quanto afferma l‘Associazione per la lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari (Alt), in occasione della VI Giornata nazionale per la lotta alla trombosi.
Si tratta di malattie che in 1 caso su 3, con l’aiuto di “scienza” e “buonsenso” possono essere evitate, osserva l’Associazione, che ricorda come in “Europa troppe persone ancora muoiono per colpa di infarto del miocardio, ictus cerebrale e scompenso cardiaco. Malattie che colpiscono in maniera disomogenea le regioni europee – afferma Alt – Sono malattie molto gravi, spesso mortali e fortemente invalidanti, strettamente correlate a stili di vita inadeguati e pericolosi e a patologie come ipertensione, diabete, alti livelli di colesterolo, sovrappeso, inattività fisica. I fattori di rischio presentano picchi di incidenza e prevalenza nei Paesi dell’est e centro Europa mentre sembrano meno presenti nei Paesi del nord-ovest-sud Europa”.
Per l’Associazione “allarmanti sono anche i dati sull’obesità e sull’aumento significativo (fino anche al 50%) del diabete negli ultimi 10 anni, particolarmente accentuato in alcune in alcuni dei Paesi europei”.
In questo contesto “l’Italia si colloca in una posizione intermedia quanto al numero di persone che perdono la vita per colpa di una malattia cardiovascolare e questo vale per le donne e per gli uomini: sono cifre peggiori rispetto a quelle della Gran Bretagna e della Francia, e leggermente migliori dei Paesi dell’Europa dell’Est”. “La brutta notizia – commenta Lidia Rota Vender, presidente di Alt – è che le donne, che ci siamo abituati a ritenere protette dall’infarto e dall’ictus cerebrale, sono invece colpite più frequentemente rispetto al passato e più frequentemente perdono la vita”. (Fonte)
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