Il divieto di raccogliere le telline scattato l’1 aprile deve valere per tutti, non solo per i professionisti ma anche per i ‘pescatori della domenica’; la legge lo deve specificare, tanto più quest’anno con una produzione super abbondante che potrebbe indurre in tentazione. A chiedere chiarezza al ministero delle Politiche agricole è il Consorzio gestione pesca molluschi (Cogemo) di Roma e di altre marinerie del Lazio e della Campania. ”L’abbondanza di prodotto e il fermo pesca – spiegano all’ANSA dal Consorzio di Roma – potrebbero alimentare il mercato nero che si è creato negli ultimi mesi a nostro danno; una cosa è certa il consumatore deve sapere che il prodotto italiano oggi non può essere venduto e se lo trova sui banchi è pescato di frodo”.
Nella norma di divieto, spiega infatti la Federcoopesca-Confcooperative, non si fa un riferimento specifico ai pescatori professionisti o ricreativi, ma poiché il fermo nasce per tutelare i giovanili della specie e consentire il rinnovo della risorsa, non avrebbe senso far rispettare questo stop solo ai professionisti. Occorre quindi evitare interpretazioni a maglie larghe del provvedimento, che possano far sentire qualcuno autorizzato a pescare in periodo di fermo, sottolinea l’associazione, nel ribadire che telline italiane provenienti da pesca non professionale, non possono essere messe in vendita. Anche perché per i professionisti che vanno a pescare nei periodi vietati le sanzioni vanno dai 2 a 12 mila euro, oltre a perdere 6 punti dalla licenza di pesca.
Serve quindi un chiarimento anche alla luce dell’abbondanza di telline che, secondo il biologo Claudio Brinati, è dovuta alle buone condizioni meteomarine che hanno favorito lo sviluppo di plancton di cui si nutrono. ”Se vogliamo continuare ad avere tanto prodotto – ha detto Brinati – non dobbiamo turbare questa fase delicata in cui i giovanili si insediano nella sabbia, trovando il loro giusto habitat, per poi crescere”. (Fonte)
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