Da domani niente telline italiane in tavola, il mollusco protagonista di spaghetti e bruschette. Entra in vigore il fermo pesca che stopperà per 30 giorni le catture in un comparto dove dilaga il commercio illegale, complice una super produzione quadruplicata rispetto alla stagione scorsa, mai vista da oltre 20 anni.
E’ la Federcoopesca-Confcooperative a fare il punto sulla pesca professionale delle telline che interessa Campania e Lazio; una regione, quest’ultima, dove la produzione che sfiora le 350 tonnellate ha fatto crollare i prezzi. Oggi all’asta, spiega la Federcoopesca, 1 chilo di telline viene venduto all’ingrosso anche meno di 3 euro contro i 17 euro, ma la vera insidia è chi pesca e rivende a privati e alla ristorazione, senza averne l’autorizzazione. Si è creato un mercato parallelo che fa dumping ai pescatori professionali, avverte l’associazione, mettendo a repentaglio reddito degli operatori e sicurezza dei consumatori.
”Portiamo sul mercato prodotto sicuro e di qualità – spiega Massimo Bongarzoni, presidente della Cooperativa Pia Unione pescatori di Torvaianica – abbiamo regole precise per prelievo e vendita, ma tutto questo non vale per chi si improvvisa pescatore per un giorno, molti extra comunitari lo fanno vendendo a nero il pescato”. Tutti possono catturare telline con il rastrello, a patto che sia a scopo ricreativo e per consumo personale, un po’ come succede per i funghi. ”Non vorremmo mettere veti – avverte il presidente – perché fa parte della nostra tradizione vedere intere generazioni camminare lungo l’arenile con il rastrello ma qualche cosa bisogna fare”. In molti pensano a mettere dei paletti più rigidi per i non professionisti, abbassando la soglia dei 5 kg di prodotto prelevabile e ridurre le dimensioni del rastrello utilizzato per la raccolta. Con l’entrata in vigore del fermo c’è poi il rischio che vengano spacciate per nazionali telline francesi, riconoscibili dal colore tendente al giallo e non al violaceo. Per acquisti sicuri il biologo Claudio Brinati ricorda che i molluschi devono essere venduti vivi, in sacchetti di rete, con data di confezionamento e luogo di produzione. No, quindi al prodotto sfuso immerso in acqua di mare e venduto in contenitori improvvisati, come fa chi vende illegalmente. (Fonte)
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