Sotto accusa farmaco usato per evitare parti prematuri

 Nessun beneficio, ma l’aumento del rischio di effetti collaterali: un farmaco comunemente prescritto alle donne incinte con alle spalle una storia di parti pretermine incrementerebbe la possibilità di sviluppare il diabete gestazionale. E’ la conclusione di uno studio dell’UT Southwestern Medical Center, pubblicato sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology.

”Abbiamo dimostrato che il farmaco è inefficace e ha un effetto collaterale”, precisa David Nelson, primo autore della ricerca. Il medicinale è una versione sintetica di un ormone, il progesterone (il nome tecnico è 17-alfa idrossiprogesterone caproato), ed è stato approvato negli Usa dalla Food and Drug Administration nel 2011 per le donne a rischio di avere un secondo parto pretermine.

Diverse società scientifiche americane ne hanno sostenuto l’uso. Ma nonostante le raccomandazioni, il farmaco è stato fonte di dibattito tra ostetrici e ginecologi per il suo costo e alcune questioni sollevate dagli studi presentati sulla sua efficacia.

In quest’ultima ricerca, condotta tra il 2012 e 2016, è stato dato a 430 donne incinte che avevano avuto già un parto prematuro. Dopo di che sono stati messi a confronto i loro dati sul tasso di nascite pretermine con quelli di altre pazienti, quasi 6mila, seguite nello stesso ospedale, il Parkland Memorial Hospital, tra il 1988 e il 2011. Si è così visto che tra quelle cui era stato il farmaco, il 25% aveva avuto un parto prematuro, cioè prima o alla 35esima settimana di gestazione, contro il 16,8% di quelle dell’altro gruppo non trattate. Non solo. Il tasso di diabete gestazione è stato del 13,4% nelle donne trattate con l’ormone sintetico, contro l’8% dell’altro gruppo. (Fonte)

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