Sì alla carne rossa: entro i limiti non fa male al cuore
Un consumo adeguato non espone la salute cardiovascolare a rischi immediati. L'analisi
Anche la carne rossa può trovare spazio all’interno di un’alimentazione salutare che non metta in pericolo cuore e arterie. A sostenerlo è Wayne Campbell, esperto della Purdue University di West Lafayette (Stati Uniti), che insieme ai suoi collaboratori ha analizzato gli studi clinici condotti sul tema giungendo alla conclusione che un consumo che si mantenga al di sotto di mezza porzione al giorno (per un totale di 3 porzioni a settimana) non aumenta, almeno nel breve termine, il rischio cardiovascolare.
Le più recenti raccomandazioni dell’International Foundation of Mediterranean Diet (Ifmed) raccomandano di limitare il consumo di carne rossa a meno di 2 porzioni alla settimana e a mangiare al massimo una porzione di carni processate ogni 7 giorni. La raccomandazione è basata su studi secondo cui un consumo eccessivo di questi alimenti potrebbe danneggiare la salute; i dibattiti più recenti sugli effetti dell’inclusione della carne nell’alimentazione hanno riguardato l’associazione con il rischio di sviluppare dei tumori (in particolare all’intestino), ma non mancano nemmeno le discussioni sugli effetti del suo consumo a livello cardiovascolare. Campbell e collaboratori si sono concentrati proprio su questo aspetto; i risultati delle loro analisi, pubblicati sull’American Journal of Clinical Nutrition, li hanno portati a concludere che mantenendolo al di sotto dei limiti raccomandati è possibile includere all’interno di un’alimentazione sana anche la carne rossa. “Abbiamo scoperto - spiega infatti Lauren O’Connor, primo nome dello studio - che consumare più di mezza porzione al giorno di carne rossa non ha peggiorato la pressione sanguigna e il colesterolo totale nel sangue, le concentrazioni di HDL [il colesterolo buono, ndr], LDL [il colesterolo cattivo, ndr] e trigliceridi”.
Gli studi clinici presi in considerazione dai ricercatori riguardavano soprattutto le carni non processate, principalmente bovine e suine. Il fatto di poterle includere nell’alimentazione senza rischi per la salute mette a disposizione un cibo che, come ricorda Campbell, “è ricco di nutrienti, non solo in quanto fonte di proteine ma anche di ferro biodisponibile”. Tuttavia, le analisi condotte presentano delle limitazioni, prima fra tutti la durata degli studi inclusi (da poche settimane a pochi mesi), nettamente inferiore rispetto agli anni o ai decenni necessari per sviluppare un problema cardiovascolare. “E’ anche importante ammettere che i nostri risultati sono specifici per indicatori del rischio cardiovascolare selezionati”, aggiunge Campbell, secondo cui saranno necessarie ulteriori ricerche per valutare altri fattori di rischio per la salute di cuore e arterie, come l’infiammazione e la capacità di tenere sotto controllo i livelli di zuccheri nel sangue. (Fonte)
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